Giovy Malfiori

I consigli di Giovy su Parigi

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Giovy viaggia in giro per il mondo e racconta delle sue avventure su Emotion Recollected in Tranquillity. La sua ricetta per un blog di successo è l’autenticità, scrivere solo di luoghi che ha visitato di persona le permette di trasmettere emozioni e sensazioni che altrimenti non sarebbe riuscita a comunicare.

Oggi ci parla della sua esperienza di viaggio nella capitale francese, Parigi.

Il tuo blog mi sembra davvero molto ben curato. Qual è la tua ricetta per proporre contenuti interessanti per gli utenti?

La ricetta per me è raccontare cose vere: viaggi fatti e sperimentati in prima persona o viaggi che stiamo mettendo in piedi e che desideriamo fortemente. 
Ciò che fa la differenza tra un luogo visto e raccontato da un altro e visto e raccontato da me sono le mie sensazioni e le emozioni che ha suscitato dentro il mio cuore e il mio cervello. La verità è sempre una grande cosa, soprattutto in fatto di travel blogging.

Sei una di quelle persone che prima di partire organizza tutto oppure preferisci andare all’avventura?
Sono sempre stata una grande organizzatrice e una viaggiatrice organizzata, lasciando sempre uno spazio più che buono per l’improvvisazione e per l’ispirazione che solo quando si è sul posto si può trovare. 
Con l’età (ora ho 37 anni, quasi 38 a dire il vero) anche il mio modo di organizzare è cambiato e molto – lo devo dire – è dovuto all’innovazione tecnologia e al fatto di poter ricavare informazioni anche on the road. 
Ho affrontato molti viaggi senza nemmeno il cellulare con me. Lo lasciavo a casa perché mi dicevo “tanto mi dimentico il pin e lo perdo”. Proprio per questo cercavo di essere il più organizzata e informata possibile fin da mesi prima della partenza.

Tra i tuoi tanti viaggi hai fatto tappa a Parigi, qual è l’angolo di questa città che ti ha lasciato senza fiato?

Ce ne sono due: il primo è Belleville, che mi ha preso il cuore all’inizio degli anni 2000. Ho sempre adorato il suo essere multietnico e peculiare.
 E poi era quel posto in cui andavo a cercare le merguèzes da portare a casa qualche ora prima del volo, quando ancora si potevano trasportare cibi nel bagaglio a mano.

Il secondo posto è una scoperta recente, o dovrei dire una riscoperta. 
Mi riferisco al quartiere di Plaisance, che ho trovato speciale nella sua normalità e nel suo non essere turistico
.

La cattedrale di Saint Denis
La cattedrale di Saint Denis

C’è invece un aspetto di questa città che ti ha deluso? Se si, ti va di spigarci il motivo?

Direi di non essere mai stata delusa da Parigi, nemmeno nei luoghi in cui è affollata dai turisti e ci si spintona per vedere ogni cosa.
 Paris séra toujour Paris cantava qualcuno e io sono pienamente d’accordo.
 Non sarà mai la mia città preferita di Francia, ma resta comunque sempre ai primi posti dei luoghi da vedere, fosse possibile anche una volta l’anno.

Non puoi conoscere a fondo una città se non hai assaggiato la cucina locale, qual è la cosa più buona che hai mangiato a Parigi?

Una delle cose che amo delle grandi città francesi, Parigi in primis, è il fatto di essere come un libro scritto in tante lingue diverse, grazie alla provenienza diversa delle tante persone che vi abitano. 
Sono due le cose che mi ricordano il gusto di Parigi: le merguèzes che citavo prima e la croque monsieur, soprattutto se gustata in un piccolo caffé su Boulevard Rochechouart. Era il mio approdo quando arrivavo con un volo low cost che atterrava tardi e lì mi rifugiavo, prima di andare a dormire, per mettere qualcosa sotto i denti.
 E quel qualcosa era sempre la croque monsieur.

Che idea ti sei fatta dei parigini?
I Parigini sono per me delle persone molto pratiche, con un pizzico di altezzosità ereditata dalla storia di Francia. E’ difficile notarli in giro per la città e credo che solo pochi quartieri (come Plaisance per l’appunto) diano l’opportunità di incontrarli nella loro quotidianità.

Stai già organizzando il tuo prossimo viaggio? Dove andrai?
C’è qualcosa in agenda, anzi più di una cosa, ma è ancora tutto così “in progress” da non poterne parlare. Quello che so è che nel 2016 vorrei mettere ancora un pizzico di Francia e, chi lo sa, magari approdare di nuovo a Parigi.


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